Verso il prossimoCongresso/Chiarezza innanzitutto Una nuova fase per il Pri di Sergio Savoldi e Paolo Gambi Vale la pena di ragionare, nell’interesse di tutti e per la necessaria chiarezza che deve accompagnare questa fase, attorno alla questione posta dal Segretario Nazionale del nostro Partito nel suo articolo "Una mano tesa. Partito della Ragione: tutti insieme con lealtà". Più volte abbiamo detto, nelle sedi dove si è potuto farlo, che cercare di recuperare, anche solo parzialmente, la diaspora repubblicana era un obiettivo da perseguire, ma che esso avrebbe avuto un senso solo se ciascuno avesse abbandonato le proprie posizioni di partenza. Il "recupero" del MRE e dei Repubblicani Democratici, usciti dal PRI per ricercare un rapporto organico con l’attuale PD poteva e doveva (e deve ancora) avvenire su un terreno comune solo se, da parte della maggioranza del Partito, si fosse abbandonata la collaborazione con la coalizione berlusconiana. Riproponiamo questa tesi al Segretario Nazionale ed agli amici Sbarbati ed Ossorio. Si è sempre poi aggiunto che non si potevano recuperare coloro che erano usciti, se, prima, non si definiva un campo d’azione condiviso tra i Repubblicani che non hanno mai abbandonato il PRI. Riproponiamo anche questa tesi che sembra oggi faccia sua anche il Segretario Nazionale, il quale, su questo punto, non aveva dato alcuna risposta alle sollecitazioni ricevute all’ultimo Consiglio Nazionale. E qui vi è la questione fondamentale che va sciolta. Essa ha questa consistenza: su quale posizione politica, su quale analisi della vicenda politica italiana, su quale conseguente collocazione nello scenario politico nazionale si intende fondare quella che il Segretario Nazionale chiama "l’unità dei Repubblicani"? E per quale posizione politica intendono dare il loro apporto gli amici che, benvenuti, rientrano? E’ del tutto evidente che la risposta dovrà essere più consistente della vaga indicazione di lavorare per il "polo liberaldemocratico"! L’altra questione sulla quale occorre fare chiarezza è la seguente. Se, come dice il Segretario Nazionale, nel PRI "non esistono reprobi" e "le divergenze, se sono serie e non strumentali, arricchiscono il patrimonio ideale dei Repubblicani" ed occorre andare "al di là delle diatribe", occorre lasciare il passo alla discussione autentica ed abbandonare la via disciplinare organizzando, in più, un congresso con regole straordinarie (data la straordinarietà e la novità del momento) che facciano "contare" di più l’apporto dei Repubblicani che lavorano, che mantengono in piedi le sezioni e, quindi, l’intero Partito Repubblicano. Infine vi sono le persone. Con la delicatezza che il tema impone e con il massimo rispetto nei confronti di tutti (che per parte nostra non è mai mancato), se una nuova fase deve aprirsi nel Partito, nuove devono essere la figure che la interpretano, la coltivano, la arricchiscono, la allargano e la portano a tradurla in iniziativa politica. Questo potrà irritare qualcuno, molti o pochi che siano, ma è quello che pensiamo sia utile al nostro Partito, per il quale nutriamo un amore senza fine. |